Dovevo fare solo quattro rampe della scala a chiocciola che girava intorno alla gabbia dell’ascensore e il silenzio di casa mia veniva sostituito da caos e disordine.
Non avevo bisogno di annunciarmi, entravo a basta.
Appoggiati alle pareti azzurre e tondeggianti della sala da pranzo c’erano
mobili bianchi e blu: la credenza ad angolo e due poltrone foderate di una
stoffa a quadretti sempre della stessa tonalità, il tavolo rotondo invece era
al centro della stanza.
Dietro la credenza, che per via delle pareti
irregolari non era completamente accostata al muro, erano stipate montagne di
giocattoli, ma io preferivo i giochi che ci inventavamo.
All’epoca avevamo una fervida fantasia, i miei
cugini e io, e non la mettevamo mai a tacere.
Monica e Sirio erano entrambi più grandi di me e
quindi i giochi che facevamo erano giochi da grandi.
Nascondino era il mio preferito: il malcapitato di turno veniva bendato e legato ad una sedia con le corde, doveva contare fino a dieci e poi liberarsi prima di andare a cercare gli altri. Questa era l’unica tecnica che permetteva di nascondersi in una casa di cinquanta metri quadri e far durare il gioco più di tre minuti.
Mia zia Vittoria, nel frattempo, tra le altre
cose, cucinava.
Tutte le ricette dei miei ricordi di bambina
arrivano dalla sua cucina: la pizza del sabato sera, bella alta, morbida e con
la crosta croccante; il calzone di cipolle; la parmigiana di melanzane; il
salame di cioccolato i cui biscotti venivano sbriciolati utilizzando una
bottiglia di vetro; per non parlare delle frittelle salate della Vigilia di
Natale.
Noi bambini aspettavamo con particolare
trepidazione il momento in cui preparava la ciambella variegata alla vaniglia e
cioccolato, una volta messo l’impasto nella teglia ci dava le ciotole da
leccare, erano una blu e una gialla e noi ci litigavamo gli avanzi fino
all’ultima goccia.
Quando la zia si metteva ai fornelli, con tutta la
sua semplicità e la sua grande manualità era una festa per
tutti.
La mia infanzia l’ho praticamente vissuta in quella casa. Chissà quanto avrebbero voluto che mi togliessi dai piedi? E invece ero sempre lì, tornavo a casa mia solo per dormire.
La zia da tanto tempo non vive più in quella casa
e sicuramente le occasioni in cui cucina per tutti sono drasticamente
diminuite, però a Natale le chiediamo tutti a gran voce le cozze ripiene e lei
non ci delude mai e le prepara in grandi quantità.

500 g di cozze
Per il ripieno:
2 fette di pancarré
2 manciate di formaggio grattugiato
1 manciata di pan grattato
2 uova
prezzemolo tritato
1 spicchio d’aglio
sale e pepe
olio extravergine d’oliva
Per il sugo:
2 l di passata di pomodoro
1 l d'acqua
2 spicchi d’aglio
olio extravergine d’oliva
sale
1 manciata di foglie di basilico
Versate un paio di cucchiai di olio extravergine
d’oliva in una pentola e aggiungete gli spicchi d’aglio in camicia, rosolate
per 1 minuto e poi aggiungete la passata di pomodoro, salate e portate a
leggero bollore, poi fate sobbollire per circa quaranta minuti.
Nel frattempo, lavate bene le cozze, raschiando il
guscio e privandole del bisso.
Apritele molto delicatamente, con l’aiuto di un
coltellino, il frutto si aprirà a metà rimanendo attaccato alle due parti del
guscio. Fate scolare le cozze capovolte su un foglio di carta assorbente.
Preparate il ripieno unendo il pane sbriciolato,
le uova, il formaggio, il prezzemolo, l’aglio, il sale e il pepe. Impastate
bene e, se troppo morbido, unite una manciata di pangrattato.
Una volta messo il ripieno all'interno delle due
metà del frutto, chiudete i gusci e legateli insieme con spago da cucina, in
modo che rimangano ben chiusi una volta messi a cuocere nel sugo.
Continuate la cottura per una decina di minuti
dopo l’aggiunta dei molluschi, spegnete il fuoco e profumate con le foglie di
basilico.
Da mangiare rigorosamente con le mani.
Accompagnate la pietanza con grandi quantità di
pane, servirà per fare la scarpetta.
Con questa ricetta contribuisco alla Giornata
delle cozze e delle vongole del Calendario del cibo italiano

Bellissima ricetta del cuore,dentro di te c'è molto più di quanto tu pensi. Amica mia
RispondiEliminaQuesta non è una ricetta è pura poesia, arricchita da ricordi indelebili e le cozze?
RispondiEliminaecco loro sono protagoniste di un piatto meraviglioso e pur non stravedendo per le cozze mi vedo con il piatto davanti a gustarle con le mani .......... sicuramente da fare
brava e grandissima
Le storie di famiglia sono sempre bellissime e rendono ogni piatto più speciale. Ricordi, antichi gesti e sapori che guidano le nostri mani mentre cuciniamo. Si vede l'amore che ci hai messo... E poi che delizia! Mai fatte, ma ringrazio te e zia vittoria x avermele fatte scoprire!
RispondiEliminaBellissima storia e ricetta! Adoro le cozze ripiene! Tua zia non ha mai aggiunto la mortadella come si fa nello spezzino?
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