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Muffins di Gelsomino alla farina di segale con pere, speck, gorgonzola e noci

Durante tutto il ciclo delle scuole elementari nella mia classe è stata creata una piccola biblioteca di libri acquistati con il contributo dei nostri genitori. 
Alla fine della quinta questi libri sono stati divisi tra noi alunni, ma la scelta non è stata casuale, ci era stato chiesto di fare un tema, un riassunto del nostro libro preferito, con tanto di disegno della copertina.
Il mio libro preferito era Gelsomino nel paese dei bugiardi di Gianni Rodari. 
Ricordo ancora quando l'ho letto, era un sabato mattina, una giornata di primavera, ed ero in balcone (all'epoca un bel balcone coperto) mentre mia mamma faceva i mestieri settimanali. 
Ero su una sdraio e accanto a me c'era un sacchetto di Gocciole. 
Ho iniziato e finito tutto il libro in un paio d'ore, totalmente assorta nella lettura e totalmente appassionata. 
Ahimè con il libro è finito anche il sacchetto di biscotti, per la disperazione di mia madre, che faceva di tutto per farmi perdere qualche etto. 
Ovviamente Gelsomino era il mio libro preferito tra quelli della nostra biblioteca, ma sfortunatamente era l'unico a non appartenervi, era infatti della maestra Pinuccia. 
Ho trovato e conservato il tema che feci in quinta elementare, (adesso è sicuramente in uno scatolone in cantina), ma il caso ha voluto che tanti anni dopo trovassi proprio questo libro in ottime condizioni in una piccola bancarella di libri usati alla festa del mio quartiere e che costasse addirittura solo 1 euro.

Adesso fa bella mostra nella biblioteca di casa mia ed è il libro che ho scelto per questa bellissima sfida dell'MTC, lanciata da Francy del blog Burro e zucchero
Mi capita spesso di sfogliarlo e ricordavo ci fosse un racconto dedicato alle pere e così mi son lasciata ispirare per questa bellissima sfida, in cui i nostri muffins dovevano essere "dedicati" ad un testo letterario. 
Immagino che anche Gianni Rodari si lasciò ispirare, almeno nel titolo, dal proverbio: "Al contadino non far sapere quant'è buono il cacio con le pere".

Irene è già una piccola lettrice accanita come la mamma, ci insegue per la casa con i libri in mano, a qualsiasi ora del giorno. Si siede sulle nostre gambe e sfoglia le pagine di tutti i libri della sua piccolissima biblioteca personale.
Sono sicura che amerà Gelsomino, quando avrà l'età per leggerlo, e quando lo farà le preparerò questi muffins, sperando amerà anche loro.

Al vicinato non far sapere che la tua voce matura le pere
Una mattina Gelsomino andò nei campi e vide che le pere erano mature. Le pere fanno così: senza dirvi niente lavorano, lavorano, una mattina andate a vederle e sono mature, è ora di coglierle.
«Peccato, — disse Gelsomino fra sé, — non ho portato la scala. Andrò a casa a prenderla e porterò anche la pertica per scuotere i rami più alti».
Invece in quel momento gli venne un'idea, quasi un capriccio.
— Se provassi con la voce? — si domandò.
E un po' per ischerzo, un po' sul serio, si piantò sotto l'albero e lanciò un grido:
— Giù!
— Patapum, patapàm, patapùmfete, — gli risposero le pere, piovendogli intorno a centinaia.
Gelsomino passò a un altro albero e fece lo stesso. Ogni volta che gridava «giù», le pere si staccavano dal ramo, come se fossero state lì solo ad aspettare quell'ordine, e cadevano a terra. La cosa mise Gelsomino di buon umore.
«Fatica risparmiata, — pensava, — peccato che non ci abbia pensato prima ad usare la voce al posto della scala e della pertica».
Mentre faceva il giro del frutteto, lo vide un contadino che zappava nel podere accanto: si fregò gli occhi, si pizzicò il naso, tornò a guardare, e quando fu ben certo di non sognare, corse a chiamare la moglie.
— Guarda anche tu, — le disse tremando. — Gelsomino è sicuramente uno stregone.
La donna guardò, e cadde in ginocchio esclamando:
— È un santo.
— Ti dico che è uno stregone!
— E io ti dico che è un santo!
Marito e moglie, fino a quel giorno, erano andati abbastanza d'accordo: ma in quel momento misero mano lui alla zappa, lei alla vanga e stavano per difendere con le armi le loro opinioni, quando il contadino propose:
— Andiamo a chiamare i vicini. Che vedano anche loro, sentiamo anche il loro parere.
L'idea di correre a chiamar gente, e di aver materia per spettegolare un bel po', convinse la donna a posare la vanga. Prima di sera tutto il paese sapeva quel ch'era successo e la gente si era divisa in due partiti: uno sosteneva che Gelsomino era un santo, l'altro che Gelsomino era uno stregone. Le discussioni crebbero come le onde del mare quando comincia a soffiare il maestrale.
Scoppiarono anche delle liti, ci furono dei feriti, leggeri per fortuna: uno, per esempio, si scottò con la pipa perché, nel fervore della discussione, se l'era cacciata in bocca dalla parte del fornello. I carabinieri non sapevano che pesci pigliare, e difatti non ne prendevano: passavano da un gruppo all'altro predicando la calma ai due partiti.
I più fanatici si diressero verso il podere di Gelsomino: alcuni per strapparne un ricordo, perché era terra benedetta, altri per devastarlo, perché era terra stregata. Gelsomino, nel veder correre tutta quella gente, pensò che fosse scoppiato un incendio da qualche parte, e afferrò un secchio per aiutare a spegnere le fiamme. Ma la gente si fermò davanti alla sua porta, e Gelsomino sentì che si parlava di lui.
— Eccolo, eccolo!
— È un santo.
— Macché santo: è uno stregone. Ha anche il secchio per fare le magie, guardate.
— Stiamo lontani, per carità! Se ci butta addosso quella roba siamo perduti.
— Quale roba?— Ma non vedete? È pece dell'inferno: roba che dove tocca passa da parte a parte e non c'è medico che possa tappare il buco.
— È un santo, è un santo!
— Ti abbiamo visto, Gelsomino: tu comandi ai frutti di maturare ed essi maturano, comandi loro di cadere e cadono.
— Siete diventati tutti matti? — domandò Gelsomino. — È solo per colpa della mia voce. Fa uno spostamento d'aria come quando soffia un ciclone.
— Sì, sì, lo sappiamo, — gridò una donna, — tu fai i miracoli con la voce.
— Macché miracoli, sono stregonerie!
Gelsomino buttò per terra il secchio, con un gesto di rabbia, entrò in casa e tirò il catenaccio.
«La mia pace è terminata, — rifletteva. — Non potrò più fare un passo senza che la gente mi corra dietro. Di sera, a veglia, non parleranno che di me, e spaventeranno i bambini raccontando loro che sono uno stregone. È meglio che me ne vada. Del resto, che cosa faccio in questo paese? I miei genitori sono morti, i miei migliori amici sono caduti in guerra. Me ne andrò per il mondo e proverò a far fortuna con la mia voce. C'è gente pagata per cantare: è strano, perché nessuno dovrebbe essere pagato per una cosa che fa piacere come cantare, ma è così. Forse riuscirò a diventare un cantante anch'io».
E presa questa decisione, mise le sue poche cose in uno zaino e uscì nella via. La folla gli fece largo, sussurrando. Gelsomino non guardò nessuno. Teneva gli occhi fissi davanti a sé e non diceva niente. Ma quando fu abbastanza lontano, si voltò a guardare un'ultima volta la sua casa.
La gente era ancora là, e se lo additava come se fosse stato un fantasma.
«Ora gli faccio io uno scherzo come si deve», — pensò Gelsomino.
Si riempì i polmoni d'aria e gridò:
— Addio! — con tutta la potenza della sua voce.
L'effetto di quel saluto fu immediato: gli uomini si sentirono portar via di testa il cappello da una ventata improvvisa, e qualche vecchia signora, purtroppo, si trovò da un attimo all'altro con la testa più calva di un uovo, a rincorrere la sua parrucca che aveva preso il volo.
— Addio, addio! — ripetè Gelsomino, ridendo di cuore per la prima monelleria della sua vita.
Cappelli e parrucche si riunirono in uno stormo, come uccelli migratori si alzarono fra le nuvole, sospinti dalla forza straordinaria della voce, e in pochi minuti disparvero. Si seppe in seguito che erano andati a ricadere a distanza di parecchi chilometri: qualcuno passò perfino il confine.
Anche Gelsomino, qualche giorno dopo, varcava il confine e scendeva nel più strano paese di questo mondo.

Ingredienti per 6 muffins:
100 g di farina integrale di segale
50 g di farina 00
25 g di Parmigiano Reggiano
4 g di lievito in polvere per salati
1/4 cucchiaino di sale fino
un pizzico di bicarbonato
pepe q.b.
50 g di speck 
50 g di gherigli di noce
50 g di gorgonzola dolce
80 g di pere
50 g di latte
35 g di burro + una noce per completare
1 uovo

In una ciotola mescolare tutti gli ingredienti secchi: le due farine, il Parmigiano Reggiano, il lievito, il bicarbonato, il sale e una grattata di pepe. Tagliare lo speck (in una sola fetta) in piccoli dadini e unirlo al composto, fare lo stesso con la metà delle noci tritate grossolanamente al coltello e con il gorgonzola (se morbido utilizzare un cucchiaino per porzionarlo e mescolarlo delicatamente alla farina, in modo che non sia più appiccicoso).
Sciogliere il burro e, una volta raffreddato, unirlo all'uovo sbattuto e al latte a temperatura ambiente. Unire infine le pere tagliate a dadini.
Formare una fontana nella ciotola degli ingredienti secchi e versarvi dentro il composto liquido. Amalgamare brevemente il tutto, il composto dovrà risultare grumoso.
Imburrare gli stampini in silicone e riempirli per 2/3, coprire la superficie con le noci restanti e un fiocchetto di burro e infornare per 25 minuti a 180°.
Sfornare e sformare dopo averli fatti riposare per 5 minuti.


























L'abbinamento di pere, speck, gorgonzola e noci non è nuovo nelle mie ricette, ma lo amo talmente tanto che non riesco a non proporlo ogni tanto. Questa volta ho voluto aggiungere anche la farina integrale di segale e il gusto era davvero buonissimo anche se la lievitazione in cottura, a mio parere, ne ha un po' risentito.
I muffins erano deliziosi, con una perfetta crosticina croccante e un cuore morbido e burroso!
La prossima volta li rifarò con il gorgonzola piccante, per dare quel piccolo sprint in più.

Dedico questa ricetta ad uno degli incontri più belli ed importanti della mia vita, quello con la mia maestra Pinuccia.

gli sfidantiCon questa ricetta partecipo all'MTchallenge di novembre lanciata da Francy del blog Burro e Zucchero, con la complicità della mente più insana della blogosfera.

Commenti

  1. adoro rodari, e questo racconto, che peraltro non conoscevo, è delizioso!
    e i tuoi muffin non possono non piacermi... peraltro sono molto simili a queli che ho fatto io.
    anch'io ho scelto infatti cacio e pere :-)
    grazie per avermi fatto molto divertire.
    il libro d'antan è bellissimo...

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  2. Bellissimo racconto, ma mi è piaciuto tanto quanto il tuo ricordo!!
    E sono sicura che Irene amerà Gelsomino e soprattutto i tuoi muffin...baci Flavia

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  3. Gianni Rodari.. Quandi bei suoi libri ho letto da piccina! Bellissimo il tuo racconto e da questo ricordo sono nati dei super muffin! ;)
    Brava!

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  4. Nemmeno io conoscevo questo racconto, che bello!!!!
    Brava Kikina...che buoni devono essere questi muffins!
    Un abbraccio
    Paola

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  5. Lo sapevi che il padre di Rodari faceva il fornaio? E morì prematuramente a causa di una bronco polmonite si dice contratta quando tentò di salvare un gattino durante un forte temporale che lo lasciò fradicio e tremolante. Uno dei ricordi che Rodari ha del padre era legato al suo ambiente lavorativo: i sacchi di farina, il forno.. vedi a volte le coincidenze..
    Bellissimo il racconto che ci hai proposto, Rodari era proprio un talento nella scrittura e sapeva come attirare piccoli lettori con storie meravigliose.
    Pere, formaggio, speck e noci.. ingredienti che si completano a vicenda e creano un mix di sapori unici che amo molto e che con la farina integrale stanno benissimo.
    Un muffin da rifare assolutamente! Unico consiglio che mi vien da dirti, perché vedo un po’ bassa la quantità dei liquidi rispetto ai secchi, è di sciogliere il gorgonzola nel latte assieme al burro e far intiepidire, unire le uova e poi tutto insieme dentro ai secchi, riequilibria e si amalgama meglio il tutto secondo me!
    Grazie infinite e un bacione alla piccola Irene!

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  6. Sono sicura che i tuoi muffins siano deliziosi, visti gli ingredienti che hai scelto, tutti golosissimi; ma quello che li rende davvero speciali è il tuo tenero ricordo ed il felice epilogo, che ti ha fatto trovare una copia del libro dopo tanti anni. La storia della tua ispirazione è la più bella letta finora e mi ha fatta tornare un po' bambina, perciò ti ringrazio per avercela regalata.
    Buona giornata
    Giulia

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  7. Fantastici i ricordi che ci restano dalle letture fatte da bimbi.
    I libri più belli sono quelli letti con la mente aperta e viva di quando eravamo piccini.
    Questo poi lo conosco benissimo visto che lo leggevo ad Andrea prima che fosse in grado di leggerselo da solo e mi è sempre piaciuto tantissimo.
    Belli i tuoi muffins. Ottimo l'abbinamento e sicuramente Irene amerà sia il racconto sia il muffins.
    Baci Bimba
    Nora

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  8. Mi piace Rodari e mi piace il formaggio con le pere!

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  9. il mio Rodari preferito, invece, era Il Pianeta degli Alberi di Natale: letto e riletto non so quante volte, anche da adulta. E se fossi stata la maestra Pinuccia, ti avrei regalato la mia copia, in segno di gratitudine per aver avuto come allieva una bambina così intelligente e sensibile da apprezzare a questo modo la lettura, in generale, e questo libro, in particolare.
    Per fortuna, la letteratura per l'infanzia sforna tanti prodotti di qualità: con Carola, non solo c'era l'imbarazzo della scelta, ma ho pure scoperto autori a me sconosciuti, assolutamente godibili e bravi (cito la Pitzorno, ma anche certo Pennac e tutto il Geronimo Stilton di una volta, prima di diventare una "macchina da guerra " editoriale): e sono emozionata al pensiero delle gioie che ti darà Irene, quando inizierete a condividere pomeriggi in libreria: pure il passaggio alle casse, sarà meno doloroso del solito.
    I muffins si commentano da soli- e in stra positivo, ovviamente!

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  10. Mi stò rendendo conto di quanto non conosco la literatura italiana (sono pari a zero) ma se può contare lo stesso credo che hai fatto un bellissimo post e dei mufins strepitosi!

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