Toc toc… toc toc…
Qualcuno stava
bussando alla porta e la destò dal sonno che l’aveva avvolta.
Sonia prese tra le
mani la coperta che aveva in grembo e si affrettò verso l’uscio.
Fuori c’era la neve,
chiunque bussava con quella veemenza doveva avere un gran freddo… o una gran
fretta.
Girò la chiave e
tirò la pesante porta verso di sé, si sporse leggermente verso l’esterno, la
coperta a coprirle il collo. Non vide nessuno.
Nella neve erano
rimaste impresse delle strane impronte, sicuramente la persona che aveva
bussato portava delle buffe scarpe. Aveva lasciato solo un piccolo cilindro,
Sonia si accovacciò per raccoglierlo.
Quando lo ebbe tra
le mani si accorse che era un biglietto arrotolato, si guardò intorno ma non
vide nessuno, quindi si affrettò a richiudere la porta dietro di sé e si
avvicinò al tepore confortevole del camino. Aprì il biglietto.
“Aiutaci”
Cosa vorrà dire? Chi
le aveva lasciato quel biglietto?
Si svegliò nel cuore
della notte con la fronte imperlata di sudore nonostante il freddo che
avvolgeva la stanza, il fuoco nel camino si era spento da poco, si vedevano
ancora i ceppi di legno fumare.
Che strano sogno,
era così reale…
Sentì un sospiro, si
voltò di scatto.
Nell’angolo più buio
della stanza vide qualcosa muoversi, piano piano dei piccoli piedi nudi
entrarono nel fascio di luce proiettato dalla luna sul pavimento.
Era una bambina,
piangeva.
“Come ti chiami?
Perché stai piangendo?”. Le porse tutte quelle domande ma in realtà l’unica che
non riusciva a togliersi dalla testa era come avesse fatto quella bambina ad
entrare in casa sua? la porta l’aveva chiusa, se lo ricordava bene.
Le
chiese ancora il suo nome, la bimba disse “mi chiamo Alisa” e iniziò a
raccontarle la sua storia.
Era stata rapita da
una strega molto cattiva che portava via i bambini nel sonno e li rinchiudeva
nelle grotte da cui si aveva accesso al suo castello. In realtà non voleva i
bambini, voleva rubare i loro sogni perché questo le poteva garantire di vivere
in essi… in eterno.
Li teneva nel suo
castello per giorni e li faceva dormire sempre, con incantesimi e magie.
Irina, la sua
sorella più grande, l'aveva salvata. Nel castello però c'erano tanti altri
bambini e Irina era tornata a prenderli.
“Abbiamo
bisogno del tuo aiuto Sonia, sappiamo che hai già affrontato la strega una
volta e puoi aiutarci a sconfiggerla per sempre”
I suoi
ricordi tornarono alla mente vividi e dolorosi. Anche lei era stata rapita
dalla strega dei sonni perenni e aveva dormito per tanto tempo. Aveva lottato
contro la strega ed era riuscita a scappare, ma quello che aveva lasciato
indietro non lo poteva dimenticare: suo fratello Ivan era rimasto in quelle
caverne buie, non era riuscito a fuggire. “Vi ha mandato lui, vero?” le chiese
Questa
volta Sonia non sarebbe stata sola, l’aveva incoraggiata Alisa, c’era sua
sorella Irina e soprattutto c’era Tinkati.
Tinkati
era un drago, sembrava cattivo, aveva denti aguzzi e zampe grandi con artigli
affilati, ma in realtà era un drago buono. Irina lo aveva trovato quando era
molto piccola era ancora chiuso nel suo guscio e quando l’uovo si aprì e
Irina vide che non era un semplice uovo ma un piccolissimo cucciolo di drago
verde, se ne innamorò.
Erano
inseparabili, giocavano insieme, Tinkati la portava ovunque, si aiutavano a
vicenda, crescevano insieme. Tinkati si faceva vedere poco dalle altre persone
ma la seguiva e la proteggeva sempre.
Sonia
aveva paura, ricordava quanto era stato difficile lottare contro Margherita ma
doveva combattere ancora, lo doveva ad Ivan e a tutti gli altri bambini che
erano ancora tenuti prigionieri. Lo doveva a sé stessa, doveva smettere di avere
paura.
Bussarono
alla porta, Sonia indossò la mantella e mise delle polpettine di riso ancora
fumanti nella sacca, servivano energie per combattere, potevano tornare molto
utili.
Fuori
dalla porta trovarono Irina e Tinkati ad aspettarli ansiosi di intraprendere il
viaggio fino al castello della strega. Salirono tutte in groppa al drago e in
un batter d’ali si trovarono a volare sopra ai tetti innevati.
Raggiunsero
presto il castello ma si nascosero al limitar della foresta nera, un attacco frontale non avrebbe sortito
esiti positivi, erano troppo pochi rispetto alle guardie della strega, dovevano
agire d’astuzia.
“Ho un’idea” disse Irina “Potremmo
creare un sogno dove intrappolare la strega per sempre. Sonia tu sai come far
entrare la strega nei sogni, dobbiamo solo trovare un modo per non farla più
uscire”
“State dietro di me, so cosa fare”
disse Sonia
Si avvicinarono al castello cercando
di rimanere nell’ombra, per fortuna la luna era coperta dalle nuvole e il
sentiero non era troppo luminoso altrimenti rischiavano di essere scoperti.
Avevano la fortuna di essere in un
castello stregato in cui i desideri più malvagi potevano diventare realtà e per
una volta potevano usare questa cosa a loro vantaggio.
Riuscirono ad entrare senza essere
visti e arrivarono all’ingresso delle grotte, faceva molto freddo ed era buio,
si distinguevano appena le sagome dei bambini persi nel loro sonno.
Sonia disse agli altri di stare nell’ombra
e spiegò loro che si sarebbe addormentata e che avrebbe attirato la strega con
l’inganno nel suo sogno e quando avrebbe gridato “ADESSO” loro dovevano correre
a svegliarla, così la strega sarebbe rimasta intrappolata nel sogno senza avere
il tempo di uscire.
Si sdraiò nel centro della stanza e
si addormentò: era in un bosco incantato, il fiume scorreva lento e le farfalle
si poggiavano sui fiori per poi volare via in un tripudio di colori.
Il sole splendeva alto nel cielo e il
tepore del primo caldo di primavera avvolgeva i cuori infreddoliti dal lungo
inverno. Sonia si specchiò nel riflesso dell’acqua, era solo una bambina.
Sentì la sua voce provenire dal
limitare del bosco, la stava chiamando correndole incontro. Stentò quasi a
riconoscerla, così bella e dai lineamenti delicati, com’era potuta diventare
così cattiva.
Le due amiche si abbracciarono. “Margherita
guarda! Ho trovato dei sassi bellissimi, potremmo lanciarli nel fiume e creare
un piccolo sentiero di ciottoli per attraversarlo.”
Aprì la piccola sacca che aveva con
sé, era colma di sassolini tondi e piatti, ne prese uno e lo appoggiò nel
fiume. Ci mise sopra un piede e il sasso diventò grande quanto bastava ber
reggere il suo peso, ne prese un altro e fece la stessa cosa. Adesso si trovava
in mezzo al fiume e incoraggiò Margherita a seguirla.
L’acqua non le piaceva per niente e l’idea
di cadere nel fiume la terrorizzava, ma Sonia era arrivata fin lì senza
problemi e l'acqua sembrava così calma. Cosa aveva da temere?
Mise un piede sul primo ciottolo e
piano piano si portò sul secondo. Non sembrava difficile e i sassi tenevano
bene. Fece altri tre passi e allungò la mano per afferrare quella di Sonia. Si
sporse in avanti appoggiando tutto il suo peso sul sasso successivo ma il suo
piede stava sprofondando, il sasso all’improvviso era diventato morbido come
burro e aveva il piede incastrato, sembrava di essere nelle sabbie mobili.
Guardò Sonia, aveva paura ma la sua amica non la stava aiutando.
Margherita aveva entrambi i piedi
intrappolati e lo scorrere del torrente improvvisamente prese forza, la stava
trasportando via. Cadde in acqua e la sua voce si allontanò.
Sonia gridò.
Quando si svegliò e vide i sorrisi
dei suoi amici il cuore le si colmò di gioia, ce l’avevano fatta.
Intorno a loro piano piano i bambini
stavano cominciando a svegliarsi, avevano vinto, la strega era andata via per
sempre e l’incantesimo che li teneva intrappolati nel loro sonno era svanito.
Sonia si guardò intorno e quando lo
vide corse ad abbracciarlo, lo tenne talmente stretto che Ivan a malapena
riuscì a dire qualcosa.
Era arrivato il momento di tornare a
casa.
Sonia salutò le sue due piccole amiche
e il loro dolcissimo drago, non avrebbe mai avuto il coraggio di tornare nel
castello senza il loro aiuto.
Aprì la sua sacchetta e diede una
polpetta di riso a Tinkati, l’idea di far diventare dei ciottoli quelle
polpettine dal cuore morbido era stata provvidenziale. Adesso a lei non
servivano più ma il piccolo drago aveva bisogno di tutte le energie possibili
per riportare a casa tutti quei bambini dai loro genitori.
Sonia chiuse il libro, Irene ed Elisa si erano addormentate
prima di sapere come andava a finire quell'avventura, le prese in braccio e le
porto nei loro lettini, Irene stringeva forte il suo pupazzo Tinkati e
sorrideva.
La fine della storia l’avrebbe raccontata loro un’altra volta.
Polpette magiche di risotto alla zucca con cuore di taleggio e gras pist
Ingredienti per 4 persone
Per il risotto:
300 g di riso
150 g di zucca mantovana
40 g di parmigiano reggiano
1 scalogno piccolo
1 noce di burro
Brodo vegetale q.b.
Per il ripieno:
50 g di taleggio
60 g di lardo
1 rametto di rosmarino
Per la panatura:
1 manciata di pangrattato
1 manciata di nocciole
1 manciata di parmigiano
olio extravergine
Tritare e far rosolare nel burro lo scalogno fino a quando non
si imbiondisce, aggiungere la zucca e far insaporire a fuoco medio per 5
minuti. Aggiungere il riso e far tostare per un minuto. Sfumare con il vino e
far evaporare a fuoco vivo. Coprire con brodo vegetale e far cuocere 20 minuti.
Una volta cotto mantecare con una manciata di formaggio fuori dal
fuoco e far raffreddare completamente.
Preparare il gras pist tritando finemente il lardo con il
rosmarino; tagliare a dadini il taleggio e tenere da parte.
Riprendere il risotto e incorporarvi un albume, mescolare bene.
Prendere 1 cucchiaio abbondante di risotto e formare una palla, scavare un buco
al centro e mettervi un dadino di taleggio e una nocciola di trito di lardo e
rosmarino, chiudere e impanare con il mix di formaggio, pangrattato e nocciole
tostate e tritare finemente.
Mettere su una teglia rivestita con carta forno e condire con
olio .
Infornare per 10 minuti a 200°, fino a quando la panatura non
sarà diventata dorata e croccante.
Oggi il Calendario del cibo italiano dedica la giornata alla zucca.
Francesca e Manuela hanno proposto di festeggiare abbinando questo ingrediente molto versatile ad un racconto scritto da noi.
Io non ho fatto altro che ispirarmi al draghetto immaginario di mia figlia Irene che anche nella realtà con lei ne ha combinate di ogni.
Ma che incanto che sono queste polpette...ovvero sassetti ! E che fantasia infinita cara Chiara per inventare un racconto lungo, articolato e logico sopratutto ! Molto ma molto bello !
RispondiEliminaUn abbraccio
Sono davvero felice sai? di aver creato soprattutto qualcosa di logico. Non avevo idee (a parte il drago) e sono venute mentre scrivevo. Le polpette confermo che sono buonissime :-)
EliminaTi adoro. E le tue bambine quando saranno grandi, capiranno che mamma meravigliosa hanno!
RispondiEliminaUn bacio a Tinkati!
PS - Polpette stratosferiche!
La Patty mi adora, avete letto tutti?
EliminaE io sono onorata.
Tinkati è sempre nei suoi pensieri :-)
Perché? Perché il consorte odia la zucca?? Altrimenti queste crocchette le rifarei di corsa!
RispondiEliminae falle solo per te, tanto le puoi anche congelare, mica le devi mangiare tutte insieme :-)
EliminaCome non adorare Tinkati e le polpettine!?!? Che bella fiaba per le bambine, ma anche per noi che abbiamo potuto leggerla. Complimenti!!
RispondiEliminaChe bella storia, Chiara! Vorrei avere io la tua fantasia e portare per mano i lettori in mondi lontani... Brava davvero. E le polpettine mi fanno una gola che non ti dico!!
RispondiEliminaDetta da te questa cosa non può che farmi piacere, tu che hai un modo di scrivere che adoro. Ciao regina dell'autunno.
EliminaNon so mi piaccia di più il draghetto, la favola o le polpette dal cuore morbido.
RispondiEliminaSicuramente, amo l'immagine finale, con la mamma che porta al letto le piccole addorenntate.
Un bacio a tutte e tre.
Mi sono stampata un po' di racconti Katia e alle mie bimbe li leggero nelle prossime sere prima di andare a dormire.
Eliminacerto... e chi non ha sempre voluto avere come amico un drago come Tinkati? Io lo vorrei anche adesso!
RispondiEliminaE vorrei quelle polpette ristoratore... e vorrei dare una mano a Sonia, ad Alisa ed Irina, e vorrei che scrivessi più spesso storie e ricette come questa!
besos grande mamma/donna!
Cercherò di accontentarti amica mia. Magari ci possiamo mettere in società, io, te e la matita magica.
EliminaBella, bellissima! Una spledinda fiaba da leggere stasera, dopo aver fatto scorta di caramelle da scartare sotto le coperte!
RispondiEliminaSono arrivata sino alla fine con il fiato sospeso... che bella favola e che belle polpette!!
RispondiEliminaSono arrivata sino alla fine con il fiato sospeso... che bella favola e che belle polpette!!
RispondiEliminaBella l idea di stamparle e leggere i racconti alle bimbe. Io oramai ho figli grandi, ma ho pensato che se li avessi piccoli lo avrei fatto anch'io. Leggere fiabe ai bambini è una delle cose più belle
RispondiEliminati vedo, con le bimbe che stanno per addormentarsi, mentre racconti di sogni, draghi, folletti e polpette magiche, e non riesco a non provare una tenerezza infinita..
RispondiEliminase li ricorderanno per sempre questi momenti, lo sai?
Le polpette magiche le assaggerei anche io che non amo tanto la zucca...
Molto bella e il finale che frega tutti è strepitoso come le polpette :-)
RispondiEliminaBellissima storia, le nostre infanzie e quelle dei nostri figli sono piene di streghe e draghi, non è da tutti riuscire a sconfiggerli:)
RispondiEliminaBravissima!!
Che racconto e che impegno per strutturarlo così bene. Mi piace questa commistione di inventato e reale che avete creato voi mamme nei racconti. Scalda il cuore. Ma dimmi una cosa, l'idea di catturare la strega nel sogno ti è mica venuta da Inception?!? :-P
RispondiEliminaLa ricetta delle polpette-sassolini mi pace assai e la preparerò quanto prima all'uomo di casa che ama molto ogni tipo di polpettina.
Sono giorni che leggo la tua storia alla mia ribelle...e niente ho detto tutto così. Le polpette amica mi ispirano!
RispondiEliminal'unica storia che avevo letto, la tua, intrigante e ben scritta, brava!
RispondiEliminain quanto alla ricetta te la rubo sicuramente sono troppo invitanti, un abbraccio.