Era il terzo di quattro fratelli.
I suoi genitori avevano vasti possedimenti nelle campagne della
provincia di Enna ed erano signori facoltosi e rispettati.
A causa della sua scarsa propensione a seguire le diligenti orme
del padre, venne mandato presso il convento dei padri benedettini di Agira per imparare
la disciplina della chiesa e per proseguire gli studi.
I genitori furono molto generosi con i monaci del convento,
lasciarono una grossa dote in denaro e un palazzo nel centro del paese.
Il giovane Giuseppe era solo un ragazzo ma sapeva che poteva
trarre grandi benefici da questa situazione imposta. Non si sbagliava, il suo
carattere forte e deciso gli permise di emergere a discapito di tutti
gli altri monaci e presto venne eletto abate. Era un leader nato.
La vita reclusa e casta che il regime conventuale imponeva però
non era adatta a lui, ben presto iniziò a stargli stretta e le sue fughe
notturne dal convento, in cerca di piaceri proibiti, non tardarono ad arrivare.
Si accompagnava, di tanto in tanto, alle giovani donne del
paese, in segreto, nelle loro stanze a bordo strada nelle notti calde e afose
dell’estate siciliana.
Da una di queste relazioni nacque un figlio.
Il silenzio di Donna Flavia venne comprato e garantito con un
dono: il palazzo che proprio il padre di Giuseppe aveva dato in dote al
convento.
Giacomo era un ragazzino sveglio e vivace ma non amava
particolarmente accompagnarsi ai giovani della sua età. I suoi giochi si svolgevano
in solitudine nei campi o nelle numerose stanze del palazzo dove abitava.
Un giorno, in una delle sue missioni esplorative della grande
casa ricevuta in eredità dalla bisnonna, si imbatté in una porta più piccola
delle altre, stranamente; non ci aveva mai fatto caso, forse perché davanti c’era
sempre stato uno stipo.
L’aprì e dentro vide diverse cassapanche molto vecchie, ne
aprì una e vi trovò libri rilegati con cura.
Solo uno si differenziava dagli altri, era piccolo, con la
copertina di cartone e le pagine irregolari e consumate. La scrittura era fitta
e ordinata, leggermente sbiadita dal tempo ma ancora comprensibile.
Era un quaderno di ricette del ‘700 appartenuto ai monaci del
convento di Agira.
L’ultima pagina, diversamente da tutte le precedenti, era scritta con una grafia diversa, più
recente, meno fitta e più disordinata, la firma che portava era quella della
bisnonna:
Donna Flavia.
Donna Flavia.
Con questa ricetta di Flavia del blog Cuocicucidici contribuisco alla giornata nazionale della mandorla del Calendario del cibo italiano.
Ingredienti:
Io ho fatto 1/5 della dose
e ho ottenuto 24 cassatelle da 8 cm di diametro
Per la pasta:
1.250 g di farina 00 (io
250 g)
500 g di sugna (strutto)
(io 100 g)
400 g di zucchero semolato
(io 80 g)
200 g di acqua tiepida (io 40 g)
2 uova (io 24 g)
Per il ripieno:
200 g di acqua tiepida (io 40 g)
2 uova (io 24 g)
Per il ripieno:
750 g di mandorle spellate
(io 150 g)
750 g di acqua (io 150 g)
500 g di zucchero semolato
(io 100 g)
100 g di farina di ceci (io 20 g)
75 g di cacao amaro (io 15 g)
75 g di cacao dolce (io 15 g)
100 g di farina di ceci (io 20 g)
75 g di cacao amaro (io 15 g)
75 g di cacao dolce (io 15 g)
75 g di cannella in polvere (io 15
g)
buccia grattugiata di 3 limoni (io 1/2 limone)
Per decorare:
zucchero semolato "zefiro"
Sciogliere lo zucchero nell'acqua tiepida, impastare la sugna con la farina e le uova aggiungere lo sciroppo di acqua e zucchero poco alla volta, impastare molto bene e mettere a riposare in frigo per almeno 12 ore (anche un giorno intero va bene).
Tostare le mandorle in
forno per 20 minuti a 180°, girandole di tanto in tanto, fino a che siano
diventate color miele, farle raffreddare e tritarle finemente.
In un padellino mettere a
tostare alcuni minuti la farina di ceci.
Scaldare l'acqua e
scioglievi dentro lo zucchero, dopo circa 5 minuti, mescolando con la frusta,
aggiungere il cacao, la buccia dei limoni, la farina di ceci, le mandorle, la
cannella e cuocere circa 10 minuti, mescolando spesso per evitare che si bruci.
Mettere
in un contenitore, coprire con la pellicola e far raffreddare.
Preriscaldare il forno a
175°.
Infarinare il piano di
lavoro e stendere l’impasto ben freddo, fino a raggiungere lo spessore di circa
0,5 cm e con un coppapasta o un bicchiere con diametro di 8/10 cm formare dei
cerchi e adagiarvi sopra un cucchiaino di ripieno.
Chiudere le cassatelle a
mezzaluna, pressando leggermente i bordi.
Sistemare le cassatelle su
carta forno ed infornarle per circa 15 minuti.
Quando sono ancora
calde passarle nello zucchero tipo "zefiro" e fare raffreddare.
Semplicemente stupendo. Tutto.
RispondiEliminaBrava, brava, bravissima questi dolcetti sono deliziosi e tu li hai reso regali
RispondiEliminaCiao Manu
Una ricetta deliziosa ed un racconto altrettanto piacevole. Grazie! :)
RispondiEliminaE io vorrei quel libretto di ricette del 700 fosse mio davvero altro che! Spero ti siano piaciute le cassatelle ma ancora diiu che tu abbia saputo aspettare uno due giorni per poterle gustare al meglio! Grazie Kika ��
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