Il suolo era coperto di neve bianchissima. Finalmente, dopo tanti anni di assenza, la neve era tornata a cadere abbondante la Vigilia di Natale. I pochi fiocchi iniziali non facevano ben sperare, ma poi era diventata sempre più fitta e sempre più leggera e dapprima le macchine e poi anche le strade ne erano state ricoperte. La scuola era chiusa da un paio di giorni, i compiti delle vacanze non erano ancora nei miei pensieri e le giornate passavano lente, alla ricerca di qualcuno con cui giocare. La zia si era appena trasferita, prima abitava al piano di sopra e la sua porta, sempre aperta e con la maniglia ormai lenta, era la cosa che mi mancava di più. Non potevo più fare di corsa la rampa di scale che separava i nostri appartamenti, in ciabatte, a volte anche in pigiama. La scocciatura più grande, adesso, era vestirsi e arrivare fino in fondo alla strada. Le mie impronte mi seguivano, i miei piedi sprofondavano nella neve ormai alta dieci centimetri e il mio respiro, avvolto dal ...