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Greaser's Muffins con carote, mandorle e arance caramellate

Questo mese la sfida dell'MTC mi ha portato indietro con i ricordi. 
Se la scelta al testo a cui ispirarmi per i muffins salati: "Gelsomino nel paese dei bugiardi" di Gianni Rodari, era stata immediata, quella per i muffins dolci è stata un po' più sofferta. Non che io ci abbia pensato molto, in realtà non riuscivo a pensare a molto, ma poi d'improvviso una melodia in testa, associata ad un film, tratto da un romanzo che ho amato alla follia, fino alle viscere.
Sono corsa alla libreria del salotto e ho trovato il libro, comprato anni fa in lingua originale su internet, "The Outsiders (I ragazzi della 56°strada)" di S.E. Hinton e al suo interno ho trovato un post-it giallo proprio alla pagina con la poesia di Robert Frost "Nothing gold can stay (Niente che sia d'oro resta)", se non è un segno questo...

Ma facciamo un piccolo passo indietro, a circa 25 anni fa.
Io e mia cugina Monica, di 3 anni più grande, eravamo inseparabili, in effetti a mente lucida e a distanza di tanti anni penso proprio che lei non ne fosse poi nemmeno così contenta, aveva le sue amiche, i suoi libri e io mi infilavo sempre nel mezzo. Avevamo due caratteri opposti, lei poco espansiva, riflessiva, amante dei libri, del disegno e degli animali, io sempre alla ricerca di qualcuno con cui condividere il mio tempo, qualcuno che assorbisse un po' delle mie energie.
L'amore per la lettura però ci univa, ricordo che andavamo spesso in biblioteca, percorrendo a piedi i 2 km che ci separavano da Villa Litta, nel quartiere Affori a Milano e passavamo interi pomeriggi tra gli scaffali dell'antica villa affrescata, immergendoci in fantastiche avventure fantasiose.

Un giorno ero a casa sua e mi sono imbattuta in un libro rosso, senza sovracopertina, mi sono chiusa in bagno, con la schiena appoggiata alla piccola vasca da bagno ed ho iniziato a leggere: "Quando mi ritrovai nella luce accecante del sole uscendo dall'oscurità del cinema, avevo solo due cose in mente. Paul Newman e un passaggio per casa...".
Ne lessi solo un paio di pagine e rimasi colpita e affascinata, poi nulla per anni, fino a quando non uscì il film. Inutile dire che ho consumato la videocassetta, ho pianto tutte le mie lacrime e mi sono innamorata di tutti i suoi personaggi (il cast è tra i più ricchi della cinematografia e non solo per la bravura degli attori :-P). Il libro però l'ho letto solo pochi anni fa, in inglese e mi è piaciuto forse più della sua trasposizione cinematografica, magistralmente diretta da Francis Ford Coppola.
























La Hinton pubblicò “The Outsiders” nel 1967 quando aveva solo 18 anni e narrando la storia di due bande giovanili in lotta: i 
Greaser e i Social -i primi parte del sottoproletariato povero che viveva in periferia, i secondi borghesi ricchi che risiedevano nei quartieri più abbienti- realizzò un’opera destinata a restare nella storia della letteratura americana. 
Ai tempi della sua pubblicazione “The Outsiders” suscitò numerosissime polemiche, dentro e fuori dal mondo letterario, e venne bandito da molte librerie e da quasi tutte le scuole: il ritratto di violenza e abbandono che offriva, l’immagine di minorenni che fumavano e che bevevano e il linguaggio da strada intriso di gerghi giovanili con cui l’intera storia era raccontata (il tutto unito alla rappresentazione di ambienti familiari degradati e disfunzionali) non potevano essere facilmente accettati dalla società del tempo. Malgrado la censura, il romanzo della Hinton divenne presto un classico ‘non ufficiale’ della letteratura statunitense, tanto che oggi, proprio in virtù delle reazioni controverse che suscitò e che tutt’ora suscita, è divenuto parte del curriculum nella maggior parte delle scuole medie e superiori americane.
Al di là delle differenze che sempre affiorano tra un film e il romanzo da cui è stato tratto, c’è qualcosa di semplice e universale al cuore d’entrambe queste opere: qualcosa che ha a che vedere col nostro sentirci parte del mondo e dello scorrere del tempo, e che alle volte porta a galla il timore d’essere tutti quanti destinati, crescendo, a perdere la parte migliore di noi stessi. E come in ogni storia che sa davvero raccontare la vita, questa cosa accende una scintilla di poesia (e di speranza) nella solitudine e nel dolore che ci circondano.
Questa cosa è una lirica di Robert Frost.
Ve la lascio in inglese, aggiungendo la traduzione come compare nella versione italiana del film (e nella quale, inutile che ve lo dica, si perde gran parte della bellezza originale del verso), sperando che anche voi, come Ponyboy, riusciate a mantenere sempre vivo e lucente quello spicchio d’oro che vi è stato donato al momento della nascita. (*)

Nothing gold can stay di Robert Frost
Nature’s first green is gold,
Her hardest hue to hold.
Her early leaf’s a flower;
But only so an hour.
Then leaf subsides to leaf.
So Eden sank to grief,
So dawn goes down to day.
Nothing gold can stay

Niente che sia d’oro resta
In Natura il primo verde è dorato,
e subito svanisce.
Il primo germoglio è un fiore
che dura solo un’ora.
Poi a foglia segue foglia.
Come l’Eden affondò nel dolore
Così oggi affonda l’Aurora.
Niente che sia d’oro resta.

(*) tratto dal blog La poesia e lo spirito (https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2013/03/19/stay-gold/)

Io non ho paura dello scorrere del tempo, la mia vita in tutte le sue fasi mi ha sempre regalato grandi cose e ancora continua a regalarmene, anche se non è sempre o non è sempre stata rose e fiori. Sono pronta e curiosa di vedere tutte le tonalità di questo splendido germoglio e sono felice di potermi guardare indietro ed emozionarmi di fronte ai ricordi o di sognare il mio futuro e sperare che sia sempre colmo di gioie e stimoli interessanti di crescita.
Cerco di rispettare le volontà di Johnny, quando in punto di morte scrisse a Ponyboy una lettera bellissima e commovente in cui gli spiegava cosa significasse per lui la poesia di Frost:"Ho pensato molto a quella poesia, al tizio che l'ha scritta. Vuol dire che uno è d'oro da ragazzo, quando è verde. Quando uno è giovane è tutto nuovo: è l'alba. Il modo come tu vedi i tramonti è d'oro, rimani come sei: è importante."

Stevie Wonder - Stay Gold


Ho pensato di realizzare dei muffins ispirati alla carrot cake americana, torta di carote e mandorle e di completarli con un sole dorato pieno di brillantina.























Per 8 muffins 
200 g di farina 00
135 g di farina di mandorle
65 g di zucchero di canna
6 g di lievito
1/2 cucchiaino di bicarbonato
2 pizzichi di sale
la scorza grattugiata di un'arancia
45 g di olio di arachidi
270 g di carote
2 uova piccole
Per le arance caramellate:
1 arancia
8 cucchiai d'acqua
3 cucchiai di zucchero
3 cucchiai di rum


























In una ciotola mescolate tutti gli ingredienti secchi: la farina 00, le mandorle precedentemente tritate finemente con lo zucchero di canna, il lievito, il bicarbonato, il sale e la scorza d'arancia grattugiata. 
Sciogliete il burro e, una volta raffreddato, unitelo all'uovo sbattuto e al latte a temperatura ambiente.
Sbucciate le carote ed eliminate le estremità, frullatele con l'olio di arachidi fino ad ottenere una crema e aggiungete poi le uova precedentemente sbattute.
Formate una fontana nella ciotola degli ingredienti secchi e versatevi dentro i liquidi. Amalgamate brevemente il tutto, il composto dovrà risultare grumoso.
Ricavate dei quadrati di carta forno e foderate gli stampini in silicone e riempiteli per 2/3 con il composto e infornate per 22 minuti a 180° C.
Nel frattempo lavate accuratamente un'arancia e ricavate 8 fette di circa 1/2 cm.
Mettete l'acqua, il rum e lo zucchero in una padella che contenga tutte le fette di arancia in un solo strato e fate bollire il tutto, girando le fette d'arancia di tanto in tanto, fino a quando lo sciroppo non si sarà ristretto.
Sfornate brevemente i muffins, coprire la superficie di ognuno con una fetta d'arancia caramellata e continuate la cottura in forno per altri 3 minuti.
Sfornate e fateli riposare per 5 minuti su una gratella prima di servire.

gli sfidanti

Con questa ricetta partecipo all'MTChallenge di novembre lanciata da Francy del blog Burro e Zucchero.

Commenti

  1. Ho letteralmente ADORATO "I ragazzi della 56° strada", un cast fenomenale e come dici tu tra i più ricchi di tutta la cinematografia americana. Ho pianto tantissimo anche...ma non sapevo assolutamente che esistesse il libro che correrò subito a leggere per sentirmi ancora accanto a Ponnyboy e compari. Della poesia di Frost non avevo serbato memoria...splendida. Che scelta che hai fatto! E mi piace molto l'idea della carrot cake con brillantina.

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  2. Da leggere e rileggere il libro, da riguardare il film, entrambi capolavori. La poesia è tanto vera quanto struggente e commovente. Ci si possono leggere dentro tante cose. Io ci leggo questo: la natura umana è di per sè pura e perfetta, quando nasciamo la nostra anima è candida, poi crescendo influenze esterne ci cambiano un pò in meglio un pò in peggio. Magari per qualcuno in molto peggio purtroppo. Niente che sia d'oro resta dice la poesia ma io da inguaribile ottimista credo fermamente che la parte migliore di ciascuno di noi rimanga e che possa riemergere in qualsiasi momento.
    Perfetti i tuoi carrot cake muffins, adoro quel dolce! perfette le arance caramellate al rum come completamento di gusto e di grande effetto! brava!!!!!!!

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  3. Che buoni devono essere i tuoi muffin.
    Sicuramente se mia mamma me li avesse preparati per merenda sarebbero diventati i miei preferiti!
    :*

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  4. che belli i tuoi muffins con le fette di arance sopra originalissimi........
    a presto Ilaria

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  5. Kikina mia...che bel post! Io non ho visto il film e nemmeno letto il libro, ma mi sono emozionata nel leggere la poesia! Grazie!
    I muffins poi sono meravigliosi.... li provero'!
    Un abbraccio

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  6. "Al di là delle differenze che sempre affiorano tra un film e il romanzo da cui è stato tratto, c’è qualcosa di semplice e universale al cuore d’entrambe queste opere: qualcosa che ha a che vedere col nostro sentirci parte del mondo e dello scorrere del tempo, e che alle volte porta a galla il timore d’essere tutti quanti destinati, crescendo, a perdere la parte migliore di noi stessi. E come in ogni storia che sa davvero raccontare la vita, questa cosa accende una scintilla di poesia (e di speranza) nella solitudine e nel dolore che ci circondano".
    Se mai avessi bisogno di una motivazione, per dare un senso a questo mtc, è tutta in queste parole. Credevo di conoscerti abbastanza bene, scopro ora che c'è ancora tanto di te che mi manca. e penso che sia la parte migliore di tutte.
    Grazie- e non sai quanto.
    ps muffins fantastici

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